intervista di Marta Visentin
Il suo ultimo album Da chi non te lo aspetti è uscito nel 2016, ma in questi anni Tricarico non è stato mai fermo: ha continuato ad esibirsi in tutta Italia nei club e nei teatri con Da chi non te lo aspetti tour. Lo abbiamo incontrato in occasione del Maggio Sermonetano 2018, dove ancora una volta Tricarico ha dimostrato di essere un vero e proprio showman. Durante lo spettacolo, infatti, ha intervallato le sue canzoni con aneddoti e racconti all’insegna dell’ironia riuscendo così a conquistare e rapire il pubblico già dai primi minuti.
Accompagnato al pianoforte dal Maestro Michele Fazio, ha riproposto alcune fra le canzoni più famose e importanti della sua carriera come Luminosa, Vita Tranquilla, Il Bosco Delle Fragole e Io Sono Francesco, la canzone che lo ha reso noto al grande pubblico e che ha segnato l’esordio della sua carriera.
Sono passati esattamente 10 anni dall’uscita del singolo Vita Tranquilla tratto dal tuo album Giglio (2008) che ha come leit motiv il concetto dell’amore inteso come segreto e chiave per trovare l’armonia. Ad oggi sei della stessa idea? Puoi dire di essere riuscito ad ottenere una Vita Tranquilla?
No, una vita tranquilla non l’ho ancora raggiunta (ride) anzi è sempre più complessa. Credo che nell’amore ci siano troppe aspettative sbagliate. L’amore è interiore, se hai aspettative verso l’amore non farai che farti del male. Dopo dieci anni ho preso atto di molte cose. L’amore è una cosa libera. L’amore è un qualcosa che ancora mi sfugge però credo che sia una grande soluzione, una grande energia, un’illuminazione. E penso che sia sicuramente una soluzione per ottenere di conseguenza una Vita Tranquilla.
Con il tuo brano Da chi non te lo aspetti ribadisci l’assenza di aspettative nella tua vita?
Sì, quando ho scritto quel pezzo avevo maturato delle idee riguardo le aspettative. Penso che la vita ci sorprenda, ci stupisca e ci dia tutto quello che ci occorre quando smettiamo di chiedere. E’ proprio quando non ti aspetti qualcosa che poi accade. Mi affascina questa sorta di miracolo.
Il tuo ultimo album risale al 2016. Hai dei progetti per il futuro?
Sì, ci sono delle nuove canzoni per un nuovo album.
In questi ultimi anni però non sono mai stato fermo. Ho continuato a suonare in giro per l’Italia e in più ho dipinto molto. Nel 2000 scelsi di seguire la musica ma io dipingevo già da prima. Non ho mai smesso di dipingere e disegnare. C’è stata anche una mia mostra intitolata Quando la musica si mostra. Una nota al museo, presentata al Museo della Musica di Bologna, dal 13 Maggio al 10 Giugno 2018. Ho cercato di unire i miei due mondi quello della musica e quello della pittura. Credo che siano entrambi belli e complementari fra loro.
Attualmente ti senti più musicista o più artista visivo?
Entrambi perché per me sono due mondi molto legati fra loro. Mi sento l’uno e l’altro e per questo cerco sempre di trovare un equilibrio, anche se spesso viene da sé. La musica e il disegno mi rendono felice e danno un senso alla mia vita. Anche esibirmi mi piace molto. Lo spettacolo deve essere per me una rappresentazione, come un disegno.
Quanto è importante per te l’esibizione dal vivo?
Oggigiorno la musica è cambiata e siamo ritornati a dare valore all’esibizione dal vivo. La musica aggrega e grazie all’esibizione dal vivo credo che sia ritornata a essere quello che è sempre stata: un attimo unico e irripetibile. Internet invece l’ha resa molto fruibile, forse rendendo il disco un concetto passato. Prima si dava attenzione al disco perché per le case discografiche era fonte di guadagno. Il live ha fatto ritornare la musica a essere quello che era: un momento estemporaneo e quindi unico.
Amo molto esibirmi dal vivo perché il palco mi costringe a fare una cosa che è rara, e che mi capitava solo quando scrivevo o dipingevo: mi rende presente.
In un’intervista hai affermato che la musica di oggi per te è un po’ vuota…
Non è vuota, ma sicuramente non c’è niente di nuovo.
Per me, ogni canzone deve avere un briciolo di concretezza e verità. La musica dava parola a chi non l’aveva. Oggi noto che la musica amplifica la parola a chi ce l’ha già. Amplifica la normalità e non dà valore ad altro e questo mi dispiace e un po’ mi spaventa. Dieci anni fa mi dicevano che le mie canzoni facevano pensare e per questo motivo non avrebbero più trasmesso i miei brani. Mi sono reso conto che la musica sistematicamente non ha fatto più pensare. Le vie della musica sono sempre più chiuse. Prima permetteva a tutti di riflettere; oggi non ha più questa funzione.
Che musica ascolti?
Ascolto tanta musica classica perché ho avuto una formazione di questo tipo. Ascolto quello che mi piaceva quando ero un bambino. Inoltre mi piace ascoltare cose che ascoltavo 20 anni fa e che ora trovo più nuove di tante cose che ci sono adesso.
Quale fra le tue canzoni preferisci cantare e comunicare al pubblico?
Non ho mai avuto una canzone che ho preferito rispetto alle altre. Attualmente mi piace molto cantare Luminosa.
Nelle tue canzoni c’è sempre una nota di ottimismo.
Sì, ho dovuto affrontare tante cose nel corso della mia vita ma c’è sempre tanta voglia di superarle senza far finta che non ci siano state. Questo mio pensiero si riflette di conseguenza anche nelle canzoni che scrivo.
Ogni tuo album è una sintesi di ciò che hai vissuto in un determinato periodo della tua vita. Che tipo di album sarà il prossimo?
Ora ho solo tante canzoni pronte e altre che devo ancora mettere a fuoco. La differenza rispetto agli altri album è che ora le canzoni sono più universali. Ho voluto scrivere per gli altri, uscendo fuori dalla mia dimensione personale. Mi piacerebbe riuscire a scrivere non partendo più da me, con un’idea precisa che vada aldilà di me, cercando quindi di non essere coinvolto direttamente. Spero che sia un album illuminante e più rivoluzionario.