Door Gallery, via dei Zeno 42, Roma // 11 giugno – 22 settembre 2019
recensione di Jamila Campagna
Dentro una cultura italiana che molto spesso esalta i propri vizi come fossero virtù e si compiace delle sue pieghe grottesche, la struttura lavorativa del Nord Est spicca come un elemento mitologico. Non è solo mitologia, questo è chiaro, è soprattutto storia e innovazione imprenditoriale e modalità lavorative di qualità; tuttavia del mito riporta l’imago, quella patina di comunicazione profondamente aderente al valore della realtà che racconta, strato plastico posato su sull’intreccio di quotidianità, geografia, imprenditoria e cittadinanza.
In questo crocevia di soglie (individualità/collettività, impresa/società, storia/quotidiano, territorio/industrializzazione), la mostra OMNE/WORK. Territorio come laboratorio, presentata a Roma negli spazi di DOOR (11 giugno – 22 settembre 2019, a cura di Massimo Sordi, Stefania Rössl, Pamela Piscicelli), si pone con l’ambizione di dimostrare che, nel Nord Est, ogni cosa è come appare.
Non solo fotografie, anche elaborazioni grafiche, installazioni, registrazioni audio. Una serie di dati raccolti da un gruppo di dieci artisti durante la residenza organizzata da OMNE – Osservatorio Mobile Nord Est nel 2016, nel territorio di Castelfranco Veneto: Mattia Balsamini (Italia), Christian Lange (Germania), Mårten Lange (Svezia), Massimo Mastrorillo (Italia), Brent Meistre (Sudafrica), Karin Apollonia Müller (Germania), Josef Schulz (Germania), Nigel Shafran (Gran Bretagna), Kirsti Taylor Bye (Norvegia), TFTF (Italia).
Nel corpus di opere esposte, le cartoline diventano pannelli di grandi formati, l’estetica varia secondo la declinazione scelta da ciascun artista: tra gli altri, la dimensione vintage Christian Lange, cui fanno da contrappunto i men at work – postmoderni e robotici tra attrezzature e scafandri – di Mastrorillo e del collettivo TFTF; il taglio concettuale di Balsamini e Shafran accanto alla visione formale, straniante, di Karin Apollonia Müller e al sentore intimistico di Kirsti Taylor Bye.
Parlare di lavoro nel Nord Est italiano non è come parlare della Rurh o della Detroit fordiana; non si avvicina nemmeno alle immagini delle acciaierie liguri né all’industria torinese o lombarda; per farlo bisogna mettere in piedi un apparato di immagini tutte nuove – letterali o ideali – perché quella frazione di Paese riesce a sfuggire agli inquadramenti scientifici così come ai quadretti folkloristici, come hanno saputo fare buona parte dei paesi italiani, così difficili da classificare, tutti diversi da un km all’altro, impossibili da riassumere perché intolleranti alla sintesi. E intollerante alla sintesi è il Nord Est, assunto che è forse già tra le righe della definizione di Omne, acronimo di Osservatorio Mobile Nord Est: bisogna muoversi perché il soggetto dell’indagine sfugge. Da qui la validità di un progetto di residenza riuscitissimo perché corale e differenziato, dove ogni artista ha portato il suo personale background per declinare una faccia di quel territorio incessantemente impreso a fare e farsi.
Le produzioni artistiche e i documenti sono raccolti nel volume OMNE/WORK 2016-2018 (a cura di M. Sordi, S. Rössl, LetteraVentidue Edizioni). Alcune copie del volume, selezionato per lo European Design Award 2019, nella categoria Artistic Catalogue, saranno in visione presso la galleria DOOR.