Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Parigi
di Vera Viselli
Claude Monet è arrivato a Roma, al Complesso del Vittoriano, con una sessantina di opere, quelle che il grande artista amava di più – le teneva nella sua ultima dimora di Giverny – e che il Musée Marmottan Monet di Parigi (organizzatore della mostra insieme al Gruppo Arthemisia) ha prestato per l’occasione.
La mostra pone l’accento sull’intero percorso artistico del maestro impressionista, dai primi ritratti e caricature fatti a metà dell’Ottocento, con cui divenne presto celebre a Le Havre, passando peri tanti luoghi in cui dimorò, compreso il nostro Paese, con un dipinto del castello di Dolceacqua. Si possono ammirare poi anche i ritratti dei figli, come anche le tele con protagonisti i fiori del suo giardino, fino ai salici piangenti, al viale delle rose o al ponticello giapponese, per arrivare infine alle monumentali Ninfee, il tutto reso con l’inquietante modernità dei colori sfumati, capaci di cogliere ogni fase della natura e della campagna francese.
Monet aveva questa grande capacità di eliminare ogni tramite tra se stesso e l’oggetto della sua impressione, facendoci vedere nell’acqua completamente celeste anche dei rossi e dei verdi, inserendovi il bianco delle facciate delle case; usava il colore a 360 gradi, senza preoccuparsi a quale cosa ogni nota di esso appartenesse, risolvendo così la profondità spaziale in un solo piano. Così scriveva Maupassant di lui: “L’ho visto cogliere così un barbaglio di luce su una roccia bianca e registrarlo con un fiotto di pennellate gialle che, stranamente, rendevano l’effetto improvviso e fuggevole di quel rapido e inafferrabile bagliore. Un’altra volta ha preso a piene mani uno scroscio d’acqua abbattutosi sul mare e lo ha gettato rapidamente sulla tela. Ed era proprio la pioggia che era riuscito a dipingere, nient’altro che della pioggia che velava le onde, le rocce e il cielo, appena distinguibili sotto quel diluvio”. E sì, aveva ragione il poeta francese a definirlo più un ‘cacciatore’ che un pittore, perché era continuamente intento a cercare le impressioni, vere tanto quanto la realtà, le sensazioni di una visione – quella del pittore, certamente – che strutturano un nuovo tipo di spazio nella realizzazione di un quadro.
All’interno della mostra è esposta anche la ri-materializzazione di una delle celebri Ninfee di Claude Monet, quella serie di capolavori che ha cambiato il futuro della pittura; nel 1958 un incendio all’interno del Museum of Modern Art di New York danneggiò gravemente diverse opere, tra cui alcuni dipinti del maestro impressionista, andati perduti per sempre. Con un progetto unico e con l’aiuto delle più recenti tecnologie, Sky Arte HD ha riportato alla luce uno dei capolavori distrutti nel rogo, Water Lilies (1914-26), esposto per la prima volta al pubblico. Un progetto unico, denominato Il Mistero dei Capolavori Perduti, che continua con ben sette documentari diretti da Giovanni Troilo e co-prodotti da Ballandi Arts, ognuno dei quali dedicato a un dipinto andato perduto: alcuni rubati, altri distrutti accidentalmente o di proposito, i dipinti scomparsi e gli artisti che li realizzarono possono tornare in vita e a disposizione del loro pubblico, sempre grazie a Sky Arte HD.
In copertina: Claude Monet (1840-1926), Il treno nella neve. La locomotiva, 1875. Olio su tela, 59×78 cm. Parigi, Musée Marmottan Monet © Musée Marmottan Monet, paris c Bridgeman-Giraudon / presse
MONET
Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Parigi
ROMA, COMPLESSO DEL VITTORIANO – ALA BRASINI
19 ottobre 2017 – 11 febbraio 2018
prorogata fino al 3 giugno 2018
Catalogo edito da Arthemisia Books
http://www.ilvittoriano.com/mostra-monet-roma.html