di Vera Viselli
Antoine Lumière non era un uomo di nobili origini: figlio di un bracciante e di una levatrice che lo lasciarono (purtroppo) presto orfano, divenne prima apprendista di un falegname, poi pittore di insegne ed infine fotografo, ma sempre tenendo un occhio aperto sulla corsa alle invenzioni che imperversava in pieno ‘800. Ed è proprio sbirciando a queste invenzioni che decise di divenire un industriale, soprattutto quando capì che le lastre secche avrebbero reso la fotografia una sorta di bene comune, alla portata tutti. Antoine era sicuramente presente alla dimostrazione del kinetoscopio di Edison, nel settembre del 1894, e ne rimase talmente impressionato che, tornando a casa, pare abbia detto: “Bisogna far uscire l’immagine dalla scatola. Rientro a Lione: i miei figli ci riusciranno”. E così effettivamente fu. Fin da adolescenti i suoi due figli, Louis ed Auguste – i quali avevano giurato di lavorare sempre insieme da quando, adolescenti, rimasero intrappolati in una grotta, al buio, a causa dell’alta marea – presero in mano le redini dell’azienda di famiglia. Louis, a 17 anni, inventa una lastra fotografica altamente sensibile (la Etiquette Bleue), che permetteva per la prima volta di fissare e riprodurre il movimento.
È da qui che inizia la meravigliosa avventura del cinematografo: la mostra Lumière! L’invenzione del cinematografo, creata da Thierry Fremaux, direttore dell’Institut Lumière di Lione (ed è, questa, la prima volta che un evento curato dall’Institut varca i confini francesi), che è stata anche l’evento speciale della XXX edizione del festival Il Cinema Ritrovato di Bologna – promosso dalla Cineteca dal 25 giugno al 2 luglio 2016 – presenta, nel buio del Sottopasso di piazza Re Enzo a Bologna (Farinelli, direttore della Cineteca, evidenzia proprio come questo buio sia uno spazio perfetto per questa particolare mostra, in quanto dopotutto il cinema è nato underground, in una cantina) una vasta raccolta di materiali originali che vanno dal pre-cinema alle lanterne magiche. C’è, ovviamente, anche il primo proiettore della storia del cinema, usato il 28 dicembre 1895 al Salon Indien parigino: una scelta, quella del Salon, presa sempre da papà Antoine, che possiamo definire il primo agente cinematografico della storia, il quale capì per primo la dimensione collettiva della fruizione del cinema e lanciò l’idea della prima proiezione pubblica a pagamento. Questo primo film, il famoso La sortie des usines Lumière (che, molto praticamente, serviva a riempire il macchinario per la prima dimostrazione pubblica), venne girato nel marzo del 1895 a Lione ed ebbe nientemeno che tre versioni. In realtà non esiste un documento o una prova dell’effettivo giorno in cui la macchina da presa venne piazzata di fronte al portone della fabbrica di famiglia, ma doveva trattarsi dei giorni tra il 15 ed il 20 marzo. Escono prima le donne, poi gli uomini, ma nessuno di loro guarda dritto in camera. Chi però fu presente alla prima proiezione raccontò di aver visto una carrozza, anche se nei 50 secondi del film questa carrozza non è presente. In una seconda versione del film, però, rinvenuta in seguito e più rovinata, la carrozza c’è, così come nella terza versione, dove insieme a donne, uomini e carrozza ci sono anche dei cavalli ed un cane.
Insomma, la mostra inizia sì dal pre-cinema e dalle sperimentazioni fotografiche che portarono alla sua invenzione, ma racconta soprattutto una storia, quella di una famiglia assolutamente ultra moderna ed avanti coi tempi (citando ancora Farinelli, i Lumière non hanno soltanto inventato il cinema, ma anche la fotografia a colori, le riprese a 360 gradi, il film in 3D e, aggiungo, anche il remake – viste le tre versioni del primissimo film). Così, dopo i Preludi, si passa alle invenzioni ed ai perfezionamenti tecnologici di Louis, all’affermazione del lavoro famigliare, all’invenzione del sistema di scorrimento della pellicola e di arresto dell’immagine – ispirato al meccanismo della macchina da cucire, che in una sala si sente perennemente in sottofondo -, al primo spettacolo al Salon Indien per arrivare al 1896, anno in cui i fratelli capiscono la portata mondiale della loro invenzione e decidono di “offrire il mondo al mondo”, creando un sistema di distribuzione per cui i concessionari, attraverso una percentuale sugli incassi, ottengono l’esclusiva sulle proiezioni in una specifica città o Paese, e formando molti operatori in modo da poter promuovere il cinematografo in tutto il mondo, inviandoli in più di 30 Paesi. Nonostante l’80 per cento della produzione cinematografica muta sia andata perduta, il mastodontico lavoro dei Lumière è rimasto pressoché intatto: Louis ha conservato i suoi film nella cantina dello chateaux di famiglia a Lione, per depositarli poi, nel 1946, presso la Cinématéque française. Una collezione che si è in seguito arricchita grazie al contributo del collezionista Paul Gérard durante gli anni Sessanta e Settanta ed alla nascita dell’Institut Lumière.
Un’altra sezione della mostra è dedicata all’arrivo del cinematografo in Italia, nello specifico a Bologna, al Teatro Brunetti: dal 27 agosto al 2 settembre 1896 la compagnia teatrale Perfetti-Calcina rappresenta la pantomima Histoire d’un Pierrot, che termina con esperimenti di fotografia animata realizzati da due collaboratori del concessionario italiano dei fratelli francesi (Vittorio Calcina), ovvero gli operatori Giuseppe Filippi ed Albert Cosnefroy.
Particolarmente spettacolare è la ricostruzione, in una sala circolare, del Photorama: il primo procedimento di fotografia panoramica (di cui Louis depositò il brevetto il 29 dicembre 1900), il quale consente la proiezione di un’unica immagine a 360 gradi, così come il corridoio da percorrere a passi lentissimi in cui, sui lati, vengono proposti decine di film dei Lumière, compresi i primi fotogrammi colorati, che culminano con il famoso arrivo del treno alla stazione proiettato su uno schermo-tenda da attraversare: un invito difficile da declinare per gli spettatori, che possono così entrare fisicamente dentro allo schermo e provare a percepire le primissime sensazioni dettate da quella marea di immagini.
Una sottolineatura speciale va all’allestimento delle luci, realizzato da Viabizzuno, mentre il progetto espositivo è di Mario Nanni, il quale ha anche creato la bellissima pensilina che segna l’ingresso della mostra.
Infine, per l’occasione, la Cineteca di Bologna pubblicherà anche il cofanetto Lumière! L’invenzione del cinematografo (DVD/BluRay + booklet), con una selezione di 114 film dei fratelli Lumière, restaurati dal laboratorio della Cineteca di Bologna, L’Immagine Ritrovata.
Lumière!
L’invenzione del cinematografo
Bologna – Sottopasso di Piazza Re Enzo
25 giugno 2016 – 22 gennaio 2017
ORARI DI APERTURA
– Dal 3 luglio al 30 settembre: lun-mer-gio-ven dalle 10 alle 20 / sabato dalle 10 alle 22 / domenica e festivi dalle 10 alle 20 / Chiuso il martedì
– Dal 1° ottobre al 22 gennaio: lun-mer-gio-ven dalle 14 alle 20 / sabato dalle 10 alle 22 / domenica e festivi dalle 10 alle 20 / Chiuso il martedì
– Aperture straordinarie: 4 ottobre, 2 novembre, 8 dicembre, 25 dicembre, 26 dicembre, 1 gennaio
La mostra Lumière ! Le cinéma inventé è stata ideata e prodotta da Institut Lumière (Lione, Francia), curata da Thierry Frémaux e Jacques Gerber, allestita per la prima volta al Grand Palais, Parigi (marzo-giugno 2015), in collaborazione con Musée des Confluences, Lyon, con il sostegno di CNC, Métropole de Lyon, Région Rhône-Alpes, Région Ile de France, Ville de Lyon, BNP Paribas, Chopard e Corniche Pictures.