JO MARCH

Un orgoglio letterario tutto italiano


di Vera Viselli

Lorenza Ricci e Valeria Mastroianni si conoscono nel 2008, quando entrambe si trovano a frequentare la redazione di una casa editrice in quel di Perugia. È allora che scocca la scintilla: entrambe amanti dei classici, decidono di dar vita al loro sogno nel cassetto. L’anno successivo – in barba alla crescente preoccupazione per gli effetti della crisi economica – decidono di fondare un’agenzia letteraria e casa editrice indipendente, la Jo March, a Città di Castello.
Non avremmo potuto scegliere, tra eroine ed eroi letterari che ci appassionano, una figura più appropriata per rappresentare la nostra attività. La seconda, la più ribelle, talentuosa e volitiva delle sorelle March è sempre stata il nostro alter ego immaginario, con la sua smodata passione per la lettura e la sua convinta determinazione per affermarsi come scrittrice. In lei ci siamo immedesimate quando, nei primi mesi del 2009, abbiamo dato vita a un duplice sogno nel cassetto: andare in cerca di narrativa originale, in grado di dare espressione linguistica e poetica alla nostra contemporaneità, e riportare alla luce narrativa lontana, nel tempo o nello spazio, a torto dimenticata o mai tradotta in lingua italiana. Immaginateci, dunque, come novelle Jo, chine sul tavolo della nostra soffitta, a spulciare fogli nuovi e carte ingiallite, all’avvincente e scrupolosa ricerca di quei rari scrittori capaci di smascherare e interpretare aspetti della natura umana, della vita e del mondo sui quali, senza stimolo, non rifletteremmo mai”.

Valeria e Lorenza si occupano proprio di tutto in prima persona: fanno editoria dalla A alla Z, come afferma Valeria, seguendo tutta la filiera. Vanno dal tipografo, fanno la ricerca iconografica per le coperte e le realizzano, trovano dei collaboratori, a volte traducono, siglano i contratti, prendono accordi con gli Stati Uniti, impaginano, curano i social, chiacchierano con i lettori – sul loro sito, nella rassegna stampa, si trovano per la maggior parte le recensioni dei lettori stessi, presenti sui vari blog, a dimostrazione di quanto siano diventate basilari le opinioni e le considerazioni di chi legge, anche grazie ai social (letterari e non) e ai blog. Perché il successo di un libro, non va dimenticato, dipende sempre da chi lo legge.

È la COLLANA ATLANTIDE il punto di diamante della Jo March: prendendo spunto dalla leggendaria isola sommersa, che si riserva di riconsegnare, di tanto in tanto, tesori inabissati alla superficie del mare, allo stesso modo questa collana vuole raccogliere dei piccoli tesori, classici o contemporanei che siano.

 

MOGLI E FIGLIE, Elizabeth Gaskell, 2015

Ultimo romanzo della scrittrice, uscito postumo nel 1866 ed orfano dell’ultimo capitolo per via della morte improvvisa dell’autrice, ma probabilmente il più bello. Molly Gibson, la protagonista (un personaggio con lo stesso nome lo ritroviamo anche in Mary Barton, suo primo romanzo – dopo averlo letto, Dickens propose alla Gaskell di collaborare al suo periodico) si ritrova prima nella condizione di flglia con un solo genitore, poi di figliastra quando il padre decide di convolare a nuove nozze, in seguito di sorellastra della bellissima Cynthia ed infine, forse, di futura moglie, affrontando tutti quei cambiamenti che la vita quotidianamente riserva. Ma Molly riesce a farlo con una prospettiva intima, gentile ed onesta, priva di quei forti accenti che possono scaturire da rivalità femminili e famigliari, tale da far prevedere una possibile speranza di felicità futura.

"Margareth si trova a dover vivere un cambiamento repentino della sua vita: il trasferimento da un tranquillo villaggio del Sud ad un’industrializzata cittadina del Nord, con i ritmi frenetici dell’incessante lavoro, dove lei si rivelerà una formidabile mediatrice, trasformandosi da ragazza rurale a trait d’union tra mondo urbano e contadino, tra uomini e donne, tra padroni ed operai." // illustrazione © IL MURO
NORD E SUD // “Margareth si trova a dover vivere un cambiamento repentino della sua vita: il trasferimento da un tranquillo villaggio del Sud ad un’industrializzata cittadina del Nord, con i ritmi frenetici dell’incessante lavoro, dove lei si rivelerà una formidabile mediatrice, trasformandosi da ragazza rurale a trait d’union tra mondo urbano e contadino, tra uomini e donne, tra padroni ed operai.” // illustrazione © IL MURO

NORD E SUD, Elizabeth Gaskell, 2011

Anche Margareth, come Molly, si trova a dover vivere un cambiamento repentino della sua vita: il trasferimento da un tranquillo villaggio del Sud ad un’industrializzata cittadina del Nord, dove i ritmi frenetici dell’incessante lavoro si accompagnano alla nascente lotta tra padroni ed operai (tema caro alla Gaskell, già presente anche in Mary Barton), ad un diverso modo di concepire la vita ed i rapporti umani. Facendo compiere a Margareth questo scarto di realtà, l’autrice costringe letteralmente il personaggio ad intraprendere non soltanto uno spostamento geografico, ma un vero e proprio percorso di conoscenza, che la porta man mano a superare pregiudizi e vecchie abitudini, in quello che si potrebbe quasi definire ‘lo Strapaese e lo Stracittà inglese’. Lì dove il titolo del romanzo (scelto da Dickens) presuppone una contrapposizione, Margareth riuscirà a trovare piuttosto un rovesciamento di valori, per cui merito e prestigio dipendono interamente da impegno e lavoro, e di cui lei si rivelerà una formidabile mediatrice, trasformandosi da ragazza rurale a trait d’union tra mondo urbano e contadino, tra uomini e donne, tra padroni ed operai.

LA CASA SFITTA, Charles Dickens, Elizabeth Gaskell, Wilkie Collins, Adelaide Anne Procter, 2013

A House to Let è l’ultima storia ad essere pubblicata nell’edizione natalizia di «House hold Words», ed è un breve romanzo scritto a più mani sotto la specialissima regia dickensiana. La trama è quella di Collins (la signora Sophonisba, trasferitasi a Londra su consiglio del medico, un giorno crede di vedere una qualche presenza nella casa vuota di fronte la sua, che però risulta disabitata da tempo. Per farle piacere e conquistare le sue romantiche attenzioni, il domestico e lo spasimante decidono di indagare singolarmente sulla casa sfitta, attraverso l’aiuto di quattro diverse fonti (i quattro autori, per l’appunto) che sveleranno le storie dei vari inquilini della casa. I personaggi, riconoscibilissimi, sono quelli di Dickens, per quello che inizialmente doveva essere l’incipit di un nuovo romanzo che, come scrisse lo stesso Dickens a Collins, doveva mostrare “che non puoi chiudere fuori il mondo; che vivi in esso, e ne sei parte; e che devi immergerti nel mondo, e tirarne fuori il meglio, e il meglio di te stesso”. Ma non andò così: oltre a Collins finì per ingaggiare anche la Gaskell e la Procter, per quella che è poi diventata una doppia detective story, che coinvolge non solo i due spasimanti ma anche – e soprattutto – i lettori stessi, impegnati nell’identificare lo scrittore di ogni capitolo.

 

La Storia di una Bottega // "Il commercio implica necessariamente il rischio, e loro quattro decidono di correrlo insieme, perché avere successo è assolutamente possibile, anche quando all’inizio a prevalere sono solo dubbi ed incertezze. Una lezione economica e di coraggio attualissima." // Illustrazione © IL MURO
La Storia di una Bottega // “Il commercio implica necessariamente il rischio, e loro quattro decidono di correrlo insieme, perché avere successo è assolutamente possibile, anche quando all’inizio a prevalere sono solo dubbi ed incertezze. Una lezione economica e di coraggio attualissima.” // Illustrazione © IL MURO

LA STORIA DI UNA BOTTEGA, Amy Levy, 2013

Londra, fine ‘800. Le sorelle Lorimer dopo la prematura ed improvvisa morte del padre, rimangono senza soldi e decidono di provare a restare insieme e ad andare avanti da sole piuttosto che dividersi tra l’ospitalità dei vari famigliari, trasferendosi in Baker Street (la stessa del famosissimo Sherlock Holmes) ed aprendo una bottega di fotografia.

Ci troviamo dinanzi ad un bellissimo esempio letterario di emancipazione femminile, ma anche di solidarietà ed unità tra sorelle. Come scrive la stessa Levy, “anche i più conservatori tra di noi dovranno rendersi conto della necessità per le donne di smettere di piangere e cominciare a lavorare, come fanno gli uomini”. La loro situazione sembra riflettere, in micro, quello che oggi vediamo accadere in macro: trovandosi a far fronte a gravi problemi finanziari, le sorelle non decidono di essere ‘investite’ dalla situazione quanto piuttosto di investire in loro stesse, creando un’impresa dal nulla. Il commercio implica necessariamente il rischio, e loro quattro decidono di correrlo insieme, perché avere successo è assolutamente possibile, anche quando all’inizio a prevalere sono solo dubbi ed incertezze. Una lezione economica e di coraggio attualissima.

VECCHI AMICI E NUOVI AMORI, Sybil G. Brinton, 2013

Pubblicato per la prima volta nel 1913, Vecchi amici e nuovi amori è il primissimo sequel austeniano che riporta sulla scena tutti i principali personaggi delle opere della Austen (la stessa operazione è stata fatta, di recente, dalla BBC con la serie Dickensian), ed è l’unico a riproporli tutti, facendoli interagire tra loro: James Morland (da L’abbazia di Northanger) è il rettore della parrocchia dei Bingley (Orgoglio e pregiudizio), così come i coniugi Ferrars (Ragione e sentimento) a Pemberley, mentre William Price (Mansfield Park) arriva ad incontrare i Knightley (Emma). È come se tutti questi personaggi, mescolati tra loro, creassero una sorta di famiglia allargata, sulla falsa riga di quella della stessa Jane Austen, per arrivare a tutte quelle conclusioni romantiche che nei romanzi la stessa autrice non era riuscita a dargli. Qualcuno potrebbe obiettare che scrivere il seguito di un romanzo famosissimo abbia un solo intento, quello economico, ma questa teoria non vale per lo scritto della Brinton: in tal caso, si tratta di un puro, onestissimo, devoto ed appassionato omaggio a Jane Austen, che serve anche ai janeites per placare un po’ la nostalgia che li coglie una volta girata l’ultima pagina dei suoi romanzi.

 

L’EREDITÀ, Louisa May Alcott, 2015

È curioso il ritrovamento di questo manoscritto dell’autrice che, più di tutte, ha insegnato a generazioni di ragazzine cos’è il piacere della lettura. All’università di Harvard, in una giornata di luglio di qualche anno fa, i due ricercatori Joel Myerson e Daniel Shealy chiesero di visionare un carteggio famigliare della Alcott, che scoprirono però essere andato perduto. Trovarono tuttavia un’altra scheda che li incuriosì non poco: ‘Alcott, Louisa May. L’eredità. Manoscritto autografo; 1849’. Dopo averne richiesto il prestito in fretta e furia, vedono arrivare sul loro tavolo un taccuino rosso, a forma di diario; nella parte interna, c’è un talloncino con su scritto: ‘Il mio primo romanzo, scritto a 17 anni. High St. Boston’. È così che i due ricercatori, increduli, leggono per primi la storia di Edith, una povera orfana di origini italiane (la versione 1.0 di Jo, anticonformista, amante della natura, sensibile, colta, ma senza quel coraggio indomito della protagonista di Piccole donne) che viene allevata da una nobile famiglia inglese, gli Hamilton, per i quali diviene istitutrice e dama di compagnia della giovane Lady Amy, e che arriverà a scoprire le sue vere origini grazie ad un’inaspettata eredità.

 

JANE AUSTEN. I LUOGHI E GLI AMICI, Constance Hill, 2013

Nel 1901, le sorelle Constance ed Ellen Hill, con l’assistenza del nipote della Austen, James Edward Austen-Leigh, noleggiarono un calesse e partirono alla volta di ‘Austenland’, ossia verso il mondo di Jane Austen: i luoghi fisici dell’Inghilterra del suo tempo e quelli letterari e metafisici dei suoi personaggi e lettori. Questo vero e proprio pellegrinaggio viene raccontato sotto forma di un diario di viaggio in cui le impressioni personali di Constance si intrecciano con le informazioni raccolte in loco e con le parole ed i ricordi della stessa scrittrice (tratte dalle lettere e dai romanzi) e dei suoi famigliari. Nella prefazione alla prima edizione la Hill dice: “Jane Austen ha esercitato un’influenza via via sempre più grande sulla scrittrice e sull’illustratrice di queste pagine, costringendole a seguire l’Autrice in tutti i luoghi in cui ha abitato e rendendole determinate a scoprire tutto ciò che poteva essere conosciuto della sua vita e dell’ambiente che la circondava”. Esplorare con le due sorelle Hill i posti in cui la Austen è vissuta vuol dire soprattutto ricostruire la sua figura reale, di donna e di scrittrice, rendendola così viva e concreta. Ed è sempre grazie a loro che, nel centenario della morte di Miss Austen (il 18 luglio 1917), è stata organizzata una cerimonia a Chawton (Hampshire), durante la quale è stata posta una targa commemorativa sul muro del Chawton Cottage, ultima dimora della scrittrice, disegnata da Ellen Hill. Quello di Constance ed Ellen Hill è un viaggio, e parafrasando Virginia Woolf, “forse i pellegrinaggi ai reliquiari di personaggi famosi andrebbero condannati come viaggi sentimentali”.

In copertina: illustrazione per La Casa Sfitta // © IL MURO

NORD E SUD // illustrazione © IL MURO
NORD E SUD // illustrazione © IL MURO
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