di Vera Viselli
Per chi si aspetta una serie (arrivata forse un po’ in ritardo) in stile The Company di R. Altman, attenzione: Claire Robbins, la giovane ballerina che si lancia da Pittsburg a New York per entrare nell’American Ballet Company, non è così anonima come il risultato complessivo ottenuto da Altman. È docile, sfumata, leggera nella danza ma più stratificata nella vita privata, con un legame famigliare ai confini di The Dreamers ed un lato oscuro che la vede un paio di volte a settimana in uno strip club a ballare non danza classica. Si avverte immediatamente che Claire è un’anima devastata, sfregiata sessualmente – così si spiega il dolore autoinflitto, che nel caso di una ballerina non può che riguardare i piedi, e nel caso specifico le sue unghie. «Volevo che lei avesse un legame speciale con i libri e con un libro in particolare» afferma l’ideatrice della serie (premiata per Breaking Bad). Il libro in questione è The Velveteen Rabbit di Margery Williams (e non è un caso che sia anche conosciuto con il titolo How Toys Become Real): Claire deve trovare il modo per diventare reale, attraverso ossessioni e drammi psicologici – in questo senso, sembra quasi un anti-Black Swan così come un anti-Walter White: in Breaking Bad, Walter è un noioso ed anonimo uomo di mezz’età che diviene un’eccelsa mente criminale, mentre in questo caso Claire è giovane, con un talento straordinario ed ha a che fare con ostacoli straordinari. E la trasformazione di Claire viene realizzata nell’episodio finale, con Dakini: un balletto in quattro movimenti che esplora esattamente il viaggio di una giovane donna dalla sua infanzia all’affermazione individuale.
Flesh and Bone
Moira Walley-Beckett, Usa, 2015 (1a stagione, 8 episodi)