di Valeria Martella
Ad inizio ‘900 non era così, c’erano delle aspettative. Tutto ferveva: guerra imminente, arte che passava da struggente a distruttiva, letteratura decadente. La stanchezza che attanagliava i cittadini del mondo era mista ad una fiducia cieca verso un qualcosa di meglio,un futuro che ripagasse i tanti sacrifici patiti. I decenni passavano
ma la delusione aumentava. Effettivamente l’economia mondiale progrediva e i cittadini lavoravano producendo e intascando ricchezza, ma tutto si svuotava di ogni significato. L’utilitarismo si era sostituito al bello già con il Bauhaus di inizio secolo ma con la Pop Art l’arte si stava vendendo alla società del consumo. Certo le esigenze erano cambiate, non si poteva più fare Arte per l’Arte e il boom economico necessitava di un veicolo funzionale, ma la bellezza che fine aveva fatto? La ricerca all’utile ha fatto pian piano dimenticare cosa fosse il bello. I ritmi incessanti della massa non lasciavano spazio alle lamentele poetiche, alla pittura stancante e minuziosa come quella preraffaellita, all’arredamento liberty. Tutto era diventato disposable e replaceable come quelle macchinette fotografiche analogiche di cui Andrew Warhola faceva largo uso. Dove è finito l’estetismo? Oggi più che mai, della bellezza Neoclassica non rimangono che freddi marmi vuoti di tutto l’ardore che li animava ai tempi in cui Winckelmann ne cercava di capire il segreto, delle parole dannunziane non permea nelle persone altro se non la sua ideologia politica. Tutto si è svuotato. Siamo nei primi decenni del 2000 e le aspettative non ci sono più, niente più erve, siamo pressochè spenti. Siamo limitati a vivere un presente che non lascia spazio alla contemplazione o alla speranza in un futuro più brillante e tutto l’interesse è vòlto al proseguimento di questa situazione di apparente agiatezza che nasconde un lato di deboli sentimenti. Chi ha un istante per riflettere, per fermarsi a cercare di capire cosa stia succedendo realmente viene assalito dallo sconforto. I valori che avevano messo in moto questa macchina di produzione nello scorso secolo ora non ci sono e si prosegue per inerzia, senza capire, senza provare niente. Agli sfortunati, allora, che hanno ancora un minimo di sensibilità verso le cose non resta che nostalgia, la nostalgia di tempi che furono animati da paure, incertezze, speranze, vittorie, celebrazioni testimoniate dai grandi artisti, dai grandi letterati. Mai dimenticare, però, che questo sentimento di tristezza ha dato sin dai tempi antichi spunto per nuova arte.
Sublime armonia
di mistici accordi
sfumati colori
di antichi ricordi
atavico soffio
su polvere nera
svanisce in un lampo
la magica sfera.
Saffo