di Davide Dormino
Il ruolo dell’Artista nel mondo, sin dall’antichità, oltre a quello di raccontare il proprio tempo e migliorarlo, è sempre stato quello di indicare una nuova visione legata all’uomo e ai suoi bisogni.
L’arte, nel senso più ampio, è tale quando ci fa interrogare sulla nostra esistenza mostrandoci una nuova direzione possibile.
L’Arte deve poter svolgere la funzione di una cellula staminale, rigenerare quello che la circonda.
La storia di Anything to say? A Public Art project for Freedom nasce dal mio incontro, nel luglio del 2013, con il giornalista e scrittore americano Charles Glass, il quale ha sempre difeso la libertà di stampa. Da tempo sentivo il desiderio dominante di scolpire qualcosa che avesse un senso per la collettività.
Anything to say? è un tributo al coraggio, alla libertà di parola e di pensiero.
Nasce cosi il gruppo scultoreo in bronzo che raffigura, in dimensioni reali, Julian Assange, Chelsea Manning, Edward Snowden. Tre eroi della comunicazione. Uomini controversi, discussi, che per scelta, nel segno della libertà, hanno sfidato il potere. E che ne stanno ora pagando le conseguenze.
Tre figure in piedi su tre sedie; accanto a loro, un’altra sedia, vuota, perché solo con la partecipazione attiva dello spettatore, l’opera potrà completarsi, assumere un senso, divenire strumento di comunicazione.
Tutti potranno salire sulla sedia. Tutti, forse, lo dovrebbero fare. Fosse anche per dissentire. Ho scelto di utilizzare un linguaggio scultoreo quasi ottocentesco per raffigurare questi tre eroi della contemporaneità che stanno cambiando il corso della storia, come tanti eroi, poeti, viaggiatori o rivoluzionari di cui sono piene le piazze di tutto il mondo. La scelta del bronzo rafforza questo messaggio senza tempo, una tecnica antica che somiglia all’esplosione di un vulcano, una lega composta da rame e stagno che risale al 3300 a.C. con cui le antiche civilta’ costruivano le armi.
Anything to say? Vuole essere una scultura virale.
Ho sempre creduto nell’azione, Anything to say? celebra un gesto semplice, quello di salire in piedi su una sedia. La sedia è un elemento di uso quotidiano, confortevole, e spesso si sa che quando si sta “comodi” non ci si evolve. È l’azione che ci fa crescere, ci si arricchisce solo quando si cambia prospettiva o punto di vista. Quando si ha il coraggio di voler sapere la verità guardando altro. Il segreto è uscire dalla propria zona di comfort. E questa è filosofia di vita.
Quello che ho immaginato è che le persone si interrogassero sul perché le tre figure sono in piedi su quelle sedie, con un atteggiamento fiero, vestite con tute e scarponi. Ma il vero interrogativo sarà la sedia vuota, l’invito a salire, a spostarsi, ad esporsi ad indossare la responsabilità fosse anche solo per farsi una fotografia.
Mi aspetto questo, spero che la gente capisca che per me rappresenta la libertà che sta nel voler sapere le cose. Un messaggio sempre più attuale visti anche i recenti fatti di Parigi che, oltre alla brutalità dell’azione compiuta, hanno riacceso un faro su quello che è un valore universale, la libertà d’espressione che dovrebbe essere alla base della Costituzione di tutti i Paesi del mondo e che a volte ha bisogno di lasciare sangue a terra per essere ricordata. Non basta pronunciare la frase ormai celebre “Je suis Charlie” per mettersi la coscienza in pace. Bisogna fare di più, molto di più.
Questa scultura può essere ambasciatrice di questo pensiero. È un’opera per la gente, tutta, e sarà proprio la gente a dargli un valore per questo girerà le piu’ importanti piazze d’Europa a partire dalla primavera del 2015.
Sin dall’inizio hanno aderito a sostenere quest’idea delle figure provenienti anche da altri mondi, che compongono il team di lavoro: Clara Tosi Pamphili, Laure Boulay, Marco Benagli, Jean-Michel Boissier, Alfredo Accatino. E poi tante personalità della cultura internazionale che stanno dando il loro sostegno, Noam Chomsky, Daniel Ellsberg, Vaughan Smith, Reporters sans Frontieres, Roberto Saviano per citarne alcuni.
Il viaggio dell’opera Anything to say? farà la sua prima tappa ad Alexanderplatz, Berlino, il 1° maggio 2015.
www.anythingtosay.com
photo credits: Leonardo Aquilino