INTERVISTA A MANUELA PINETTI E GIANLUIGI CECCARELLI
a cura di Silvia Arduino
Benvenuti nel mondo di Boosta Pazzesca, una giovane ragazza non particolarmente bella, come suggerisce il nome per chi conosce lo slang di Roma, ma con dei valori forti, che abita nella borgata romana del Laurentino38.
Ma chi è veramente Boosta? Ce lo siamo chiesti in molti, visto che questa ragazza – poco più che ventenne all’inizio di questa scrittura decennale – ha raccontato se stessa tramite social, trascinandoci nel suo piccolo mondo, fatto di incertezze lavorative, di un microcosmo familiare bizzarro, di amiche storiche e rapporti umani raccontati con ironia, amarezza, ma sempre con un profondo ottimismo e una grande voglia di rivalsa.
Una storia scritta con i twitt, con racconti brevi su blog e post facebook, rigorosamente in linguaggio romanaccio, un tono diretto tipico degli abitanti della Capitale, che ha saputo creare nel tempo un pubblico di affezionatissimi fanz in tutta Italia.
Quando dagli account social di Boosta Pazzesca è stata annunciata l’imminente uscita del suo primo libro, abbiamo tutti avuto modo di conoscere finalmente l’identità rimasta celata per anni ed è il caso di dire che Boosta ha una doppia personalità, visto che dietro questo personaggio ci sono due autori cinematografici, Manuela Pinetti e Gianluigi Ceccarelli, che, finalmente, hanno trovato spazio sulla carta stampata grazie alla casa editrice Ensamble con il libro Boosta Pazzesca, tre metri sotto er Laurentino P38.
Abbiamo scambiato due chiacchiere con gli autori, parlato con loro della genesi del personaggio e del successo raggiunto grazie ai social.
Come è nato il personaggio di Bruna, alias Boosta Pazzesca, con tutto il suo mondo di comprimari, e, in particolare, come è stato unire due menti in una sola voce?
Correva l’anno 2008 o giù di lì quando un amico ci introdusse al romanissimo concetto di “busta”, che per i romani è uno dei modi per definire una ragazza non proprio carina. Una “busta pazzesca” (per tacer delle altre varianti, senz’altro meno gentili) è un climax di bruttezza. Il luogo di nascita di Boosta Pazzesca è, a sorpresa, non Roma ma Venezia Lido, in quanto in una delle nostre precedenti vite eravamo principalmente critici cinematografici piuttosto militanti e non bucavamo mai il Festival di Venezia. All’epoca scrivevamo insieme da poco e fin da subito non ci sono mai stati dubbi che il progetto fosse a quattro mani. Per prime, abbiamo fatto comparire accanto a Boosta le immancabili amiche Marusca e Sharon, poi via via sono fioriti intorno tutti gli altri personaggi, un bel carrozzone tra famiglia, vicini di casa, amici e guest star. Boo – come la chiamiamo spesso sia noi che i FANZ – è ormai così autentica e reale e presente che ormai quando scriviamo in due siamo in tre!
Perché avete scelto di ambientare la storia di Boosta Pazzesca in una periferia come il Laurentino38 che, rispetto ad altre zone periferiche, è spesso poco nota persino ai romani stessi?
Inizialmente le avventure di Boosta Pazzesca erano ambientate in una periferia romana non meglio identificata. L’unica certezza era che la protagonista vivesse in un “monoloculo seminterato” dal quale osservava il mondo dal basso verso l’alto e dove comunque rientrava dopo ogni avventura. Quando nell’estate del 2011 abbiamo entrambi lavorato per un call center/back office del Laurentino 38, non abbiamo avuto dubbi, la nostra eroina abitava proprio lì. Vivendo il quartiere quotidianamente ce ne siamo convinti sempre di più: conoscendo sempre più i residenti, studiando la storia della nascita del quartiere (pazzesca) e frequentandolo anche al di là del lavoro, tutto questo è diventato una certezza. È vero che tanti romani non sanno nemmeno bene dove sia collocato il Laurentino 38, abbiamo anche scoperto che ai più è noto come “I ponti”, segno che la sua urbanistica unica è invece ben presente nella collettività.
Il vostro sta diventando un caso letterario molto dibattuto, considerata la nascita dei vostri racconti nell’ambito di Twitter e la promozione quasi spontanea che ne è derivata; viene da chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina, ovvero, in questo caso, il personaggio è nato autonomamente o c’era da subito l’idea di svilupparlo in un libro?
Abbiamo organizzato la cosiddetta “bibbia” di personaggi, episodi e situazioni che avremmo sviluppato nel tempo già quando nel 2010 abbiamo iniziato a pubblicare i racconti di Boosta Pazzesca sul blog; ma in realtà avevamo iniziato a lavorarci anche prima, quando scrivevamo soltanto post narrativi su Twitter e Facebook. Siamo sceneggiatori e ci siamo mossi esattamente come si fa con le serie tv: è stato un po’ come progettare una web series, ma scritta anziché filmata. Abbiamo sempre ovviamente riservato un buon margine di improvvisazione per gli eventi di cronaca, politica e costume del momento. L’idea di farne un romanzo è stata successiva alla nascita del blog: abbiamo pensato che, dopo tanti anni di fedele seguito sui social, i nostri FANZ avrebbero apprezzato una storia più lunga e articolata. Questo ha portato necessariamente a un’evoluzione stilistica e di linguaggio che ha coinvolto anche i racconti più recenti del blog, di respiro più ampio, anche per preparare i lettori a questa piccola rivoluzione. Il tutto è avvenuto in modo molto naturale, e a giudicare dai feedback positivi pensiamo sia andata bene!
La dimensione social vi è stata utile a ridefinire racconti e a rendere più vivo il personaggio, di volta in volta, in base ai feedback degli utenti con cui avete interagito?
Assolutamente sì! E questo vale soprattutto per la lingua. La lingua di Boosta Pazzesca non è certamente il romanesco di Trilussa, ma neanche la vera calata metropolitana. Abbiamo avuto fin da subito l’ambizione di arrivare a essere capiti anche fuori dal GRA, quindi, a ogni commento o scambio coi FANZ, stavamo sempre attenti a percepire cosa potesse essere migliorato e reso più comprensibile, senza snaturare nulla. Recentemente abbiamo riletto i primi post e racconti e abbiamo toccato con mano noi stessi quanto la lingua sia cambiata rispetto agli scritti più recenti. L’abbiamo fatta crescere anche attraverso le interazioni coi follower, che, tra l’altro, molto spesso comunicano con noi imitando il “boostesco”, anche se ci scrivono da Milano o Aosta (ed è una cosa che scalda il cuore). È anche capitato che ci venga richiesto di raccontare di più di qualche personaggio, magari una guest star apparsa per una singola storia. Tra i comprimari fissi la più acclamata è sempre Marusca (e la sua quarta di reggiseno).
Parlando del dopo Boosta, avete altri progetti per questa giovane ragazza?
All’inizio di Tre metri sotto er Laurentino P38 scriviamo: “Le storie dove ce stai te iniziano alla fine de ‘na storia dove nun ce stavi, e finiscono all’inizio de una dove nun ce starai”. Il libro termina a pagina 187, ma di avventure con lei ce ne sono ancora: vanno soltanto raccontate. Boosta Pazzesca nel romanzo distingue i sogni tra “iraggiungibbili” e “raggiungibbili”. Il sogno speriamo “raggiungibbile” è quello di realizzare un lungometraggio dal libro, con protagonista la nostra eroina metropolitana. E siccome vogliamo molto bene a Boosta, quello che possiamo dirvi (e che vi direbbe lei) è: STEY IN BELL! (State in campana).