Auditorium Parco della Musica di Roma // 2 agosto 2019
recensione di Patrizia Santangeli // Foto di Jamila Campagna
Un live ricco di promesse. Si preannunciava così il concerto di Apparat nel pieno dell’estate romana nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica per Roma Summer Fest. Promesse che, a fine concerto, sembravano piccole piccole, tanto è riuscito l’artista berlinese ad andare oltre le aspettative.
Nell’attesa dell’inizio il pubblico scaldava entusiasmo e smartphone per essere pronto all’immersione elettronica e luminosa che di lì a poco avrebbe preso testa e cuore. Poi il buio prima delle prime note e le luci del palco, sobrie e lineari. Tratti luminosi che hanno accompagnato con tante combinazioni le note di LP5, ultimo album pubblicato quest’anno da solista e con una nuova band. Un artista indubbiamente filmico e lo conferma con la sua partecipazione alle colonne sonore di due film italiani come Il giovane favoloso e Capri revolution e non dimentichiamo le atmosfere cupe e dense di Goodbye della serie Dark. Bastava chiudere gli occhi per vedere un film personale
Ritorno all’essenziale musicale per il gruppo che ne dà la prima testimonianza con il titolo del nuovo album: LP5, quinto registrato in studio. Un’opera che ha richiesto per tre anni di lavoro nei quali l’autore si è allontanato dal progetto Moderat per tornare al minimalismo delle sue corde personali.
Un live godibile per tutti, anche per coloro che non conoscono a fondo Sascha Ring aka Apparat. Note elettroniche e non solo, come un filo narrativo possente che ha spaziato nelle emozioni del pubblico. Uno dei momenti più emozionanti del concerto è stato quello illuminato dalla luce sul violoncellista Philipp Thimm, indubbiamente un compagno di live eccelso per Apparat.
Insomma, un concerto da riascoltare nella nostra memoria, in attesa del prossimo, sicuramente imperdibile, live.