Recensione e Gallery
C’è un conto che non torna quando questa band di quattro millennial doc sale sul palco: la carica energetica, l’onda emotiva, le schitarrate, le urla al microfono, la batteria come un pistone, le parolacce, mettono insieme un racconto che pare uscito direttamente dagli anni 70. Eppure siamo nel 2019 e questi nuovi fab 4 – Damiano David (voce), Victoria De Angelis (basso), Thomas Raggi (chitarra), Ethan Torchio (batteria) – sono usciti da un contest, X-Factor, in tipico stile ipercontemporaneo, tra dirette, televoto e youtube, in un ecclettismo che fonde rock, musica italiana e raggaeton.
Più sopra, dicevo, le parolacce, buttate qua e là, perché ai Maneskin non interessa il politically correct e allo stesso tempo non usano la schiettezza come semplice mezzo pubblicitario o come etichetta al contrario. L’intercalare che ammicca al turpiloquio sta lì solo a risvegliare le coscienze, a dare un ritmo a musica e a riflessioni sociali e al contempo introspettive. E anche per questo aspetto etico – che il frontman definirebbe umano – dicevo che i conti non tornano, perché i Maneskin mettono in moto maree di adolescenti, con o senza genitori al seguito, e di ventenni, ma alla fine si scopre che non sono solo canzonette e ci si ritrova in tasca con qualche pezzo di carta in più del previsto.
I Maneskin sono trascinati – e trascinano – da una libertà che scardina convezioni discografiche e commerciali, tutti presi da quell’elain vitale della tarda adolescenza, quando ancora non conosci niente del mondo, ma ti pare di averlo in pugno. Damiano invita a mettere via gli smartphone, a vivere il concerto senza il filtro dello schermo, senza pensare alle condivisioni social. Poi introduce l’ultimo singolo L’altra dimensione insistendo sull’idea utopica di un luogo dove tutti sono diversi e perciò sono tutti uguali nell’essere differenti, uguali nell’essere semplicemente umani, senza che contino più le differenze di genere, di orientamento politico, religioso, sessuale né la provenienza culturale: l’Art. 3 della Costituzione Italiana in chiave rock’n’roll. La loro folla di giovanissimi risponde entusiasta, canta con le braccia al cielo, e viene da pensare che c’è ancora una speranza di un mondo migliore tra le mani di questa nuova generazione.
La seconda data all’Auditorium Parco della Muscia di Roma – la loro città – il 24 giugno, raddoppia la prima data romana del giorno precedente, uno strepitoso sold out per una band che, prima di arrivare on stage, sullo schermo annuncia “Tutto sto macello solo per qualche cover”. Fanno un po’ di sarcasmo i Maneskin, per rispondere a chi sospetta che siano meteore annunciate, a chi li accusa di non avere sufficiente materiale inedito dopo il primo album del 2018 – Il ballo della vita. Ma provateci voi a calcare i palchi di altissimo livello che i Maneskin stanno infiammando con “solo qualche cover”.
Si farebbe presto a dire che sono 4 personaggi in cerca di autore, la mente che confezioni per loro nuovi album perfetti per farli stare nella grande corsa della musica italiana. Tuttavia ascoltarli live offre la chiara evidenza che i componenti della band non sono semplici personaggi vuoti da riempire. Basterà aspettare e arriveranno altre hit come Torna a casa e Fear for nobody: hanno carattere e racchiudono autorialità e genio creativo – intrecciati tra le loro voci, le loro mani e i loro strumenti -, proprietari di un discorso coraggioso e anarchico, custodito dentro questa loro terribile e splendida giovinezza.
Il Ballo della Vita tour
prossimi appuntamenti
Sabato 6 luglio 2019 || Barolo (CN) @ Collisioni Festival c/o Piazza Colbert
Venerdì 19 luglio 2019 || Lucca @ Lucca Summer Festival c/o Piazza Napoleone
Sabato 27 luglio 2019 || Bellinzona @ Castle On Air c/o Castelgrande