di Ornella Cotena
Mercoledì 31 ottobre. Mentre i ragazzini sceglievano il loro costume di Halloween e alcune signore si affrettavano a comprare dolciumi per la sera, io mi recavo presso il Palazzo delle Arti di Napoli alla conferenza stampa della grande retrospettiva Escher. La mostra del genio visionario olandese – aperta al pubblico dal primo novembre 2018 al 22 aprile 2019 – è divisa in 8 sezioni ed è composta da circa 200 opere, accompagnate da giochi ed esperienze interattive. Il visitatore scoprirà gli esordi dell’artista; il rapporto che aveva con l’Italia e la Campania; il metodo della tassellazione; la struttura dello spazio; le metamorfosi; il lavoro sui paradossi geometrici; le commissioni e l’influenza che ha avuto sulla società circostante. Dopo la presentazione, piena di curiosità, ho avuto la possibilità di effettuare la visita: sono stata divorata da distorsioni e mondi impossibili. Lavoro in un Museo della Scienza, tuttavia non vado molto d’accordo con cifre e numeri, ma per comprendere ciò che ho visto è necessario citare il matematico Bruno Ernst: «Vedere due mondi diversi nello stesso identico luogo e nello stesso tempo ci fa sentire come se fossimo in balia di un incantesimo. Non è proprio possibile: dove c’è un corpo, non può essercene un altro. Dobbiamo allora inventare un nuovo termine per questa condizione di impossibilità o parafrasarla: ciò che assume lo stesso posto nello stesso momento. Solo un artista ci può dare questa illusione e suscitare in noi una sensazione eccezionale, un’esperienza dei sensi del tutto inedita» Ecco, questo è Maurits Cornelis Escher.
L’osservazione delle sue immagini dal vero mi riempie di stupore, come se le vedessi per la prima volta. Sento che il sistema percettivo viene messo totalmente in discussione: scale infinite, elefanti che si mescolano a chitarre, pesci che diventano uccelli, rane, volti che sembrano bucce di mela, farfalle e alberi. Anche chi non è esperto d’arte conosce Escher e navigando in internet si sarà, molto probabilmente, imbattuto in Relatività del 1953. L’ambiente si presenta come se fosse una scacchiera fatta di scale dove il pavimento si confonde con porte e finestre e dove i personaggi sembrano pedine. Questi omini non possono comunicare tra di loro perché sono immersi in un moto perpetuo e quella diventa la loro normalità. Mentre il mio occhio si perde nell’opera, penso a noi tutti che a volte camminiamo senza neanche guardarci; penso ai piedi che ci portano in giro e alla testa che a volte è lontana, immersa nel suo vortice di caos.
E’ stato bellissimo entrare dentro Mano con sfera riflettente del 1935. Sì, esatto, ci sono proprio entrata: grazie a un sistema interattivo puoi scattare il tuo selfie e provare la sensazione di essere protagonista dell’opera. Ho apprezzato molto le opere che riguardano il paesaggio del sud Italia e la natura. Purtroppo pochi sanno che la formazione dell’artista non sarebbe stata completa se non ci fosse stato il soggiorno nel nostro Paese. Opere come Albero di Carrube e San Cosimo, entrambe riguardanti Ravello, sono meno conosciute ma altrettanto suggestive. In relazione ai disastri ambientali degli ultimi tempi, mi sono soffermata molto davanti a Pozzanghera del 1952. Si tratta di una xilografia dove cielo e terra sono più vicini che mai, e gli alberi si riflettono nell’acqua. Resto lì ancora per un po’ a pensare ai nostri riflessi, a quelli degli altri e di noi stessi e quasi mi vedo anch’io in quella pozzanghera come in uno specchio. Catapultata in un mondo di immagini, ne esco felice e invito tutti a visitare la mostra e a lasciarsi trasportare dalla corrente di questo poliedrico artista.
In copertina: Maurits Cornelis Escher, Relatività, 1953. Litografia, 27,7×29,2 cm Collezione privata, Italia All M.C. Escher works © 2018 The M.C. Escher Company. All rights reserved www.mcescher.com
Escher
Pan | Palazzo delle Arti Napoli
1 novembre 2018 – 22 aprile 2018