di Arianna Forte
ZebraMapping è un gruppo di creativi che fanno base a Vicenza e si occupano di live video, installazioni interattive e soprattutto di Video Mapping. Hanno iniziato a portare avanti le loro produzioni nell’ambito del clubbing e adesso si alternano tra lavori per le aziende, vantando collaborazioni con grandi nomi come Louis Vuitton, e le loro creazioni artistiche. Sono talentuosi e inoltre giovanissimi. Abbiamo incontrato uno dei fondatori di Zebra, Amerigo Piana aka Akufene e gli abbiamo fatto qualche domanda.
Innanzitutto, che cosa è ZebraMapping?
Formalmente siamo una joint venture. Siamo partiti in due Sebastiano Antonello ed io, adesso abbiamo messo insieme un po’ di skills e siamo in cinque. Abbiamo iniziato facendo vjing nelle discoteche e a poco a poco abbiamo cercato di portare le videoproiezioni fuori dal loro solito supporto rettangolare: ci siamo inventati delle strutture nuove a cui noi diamo forma e su cui proiettiamo video e poi siamo passati alle architetture urbane.
Come è composto il vostro team? E come vi dividete il lavoro?
Io mi occupo della regia in tempo reale, delle musiche e del sound design; Sebastiano Antonello si occupa del contatto con i clienti, dell’organizzazione per la parte hardware e dei proiettori; Manuel Bedin è tecnico elettronico e progettista, colui che si occupa di tutto ciò che ha a che fare con caratteristiche elettriche. Insieme ideiamo le strutture e le realizziamo. I contenuti 3D e di motion graphic vengono prodotti da Andrea Maurelli, 3D generalist e artista 2D. Con Andrea Rao sviluppiamo soprattutto la parte interattiva e i programmi per l’audio in tempo reale. Nonostante veniamo tutti da esperienze artistiche e di formazione molto diverse, spesso i nostri interessi coincidono, in qualche modo riusciamo a parlare la stessa lingua anche in riferimento a ambiti differenti e molto specializzati. Questa sinergia è importantissima quando decidiamo che vie prendere per lo sviluppo di un progetto, perché abbiamo tanti punti di vista tutti molto validi .
Da quanto tempo siete attivi?
Da ottobre 2013.
Se già adesso siete molto giovani, allora eravate giovanissimi! Quanti anni avete?
Io ne ho 23, Sebastiano 24, Manuel 22, Andrea Maurelli 22 e Andrea Rao 26.
Complimenti! Quali sono tutti gli ambiti di cui vi occupate?
Innanzitutto ci sono le installazioni, realizzate da noi, su cui proiettiamo e facciamo vjset, sono strutture con moduli geometrici, esagonali, triangolari, etc. sospese a mo’ di scenografie.
Inoltre sviluppiamo installazioni per eventi corporate o stand fieristici. Abbiamo lavorato a party d’inaugurazione e annuali per aziende. Proprio ora siamo reduci da un progetto realizzato per Pitti Uomo nella Fortezza da Basso a Firenze. In questo caso lo stand consisteva in un LedWall di 8x5metri, su cui abbiamo proiettato dei contenuti video; da questa struttura si poteva accedere alla cupola interna della Fortezza. Qui abbiamo curato un Video Mapping a 360° che si dispiegava sulle architetture interne della cupola.
Un’altra parte del nostro lavoro è dedicata al Led Mapping e anche questo progetto è nato nei club. In questo momento stiamo portando avanti mensilmente due serate, una a Venezia e una a Vicenza, caratterizzate da strutture di legno dove applichiamo delle strisce a led che controlliamo dal computer. In quella di Venezia il dj è all’interno della struttura che ha una forma a cubo, il che rende la situazione immersiva. Accese, le strip illuminano a giorno e hanno un forte effetto scenografico, perfette per la techno!
Bene. Entrando nel vivo delle vostre produzioni… La più eclatante è il Projection Mapping per La Basilica Palladiana. Qual è il concept di questa proiezione? Lì i visual sono introdotti da una voce che pare faccia riferimento al mito della caverna di Platone…
Quello della Basilica Palladiana di Vicenza è il primo architetturale importante che abbiamo realizzato ed è stato in occasione de Il Giro Della Rua 2015. Avevamo abbastanza libertà rappresentativa, ma nello stesso momento dovevamo mantenere un profilo per un pubblico veramente ampio perciò abbiamo optato per inserire un espediente narrativo. L’idea era quella di presentare la videoproiezione da un altro punto di vista. Invitando ad interrogarsi su cosa è la realtà. Sostanzialmente il Video Mapping è una proiezione su di una superficie reale, che cerca di sovvertire la normale esperienza dello spazio urbano creando illusioni e deformando la realtà come normalmente viene percepita.
Quindi era una sorta di meta-videoproiezione? Una riflessione sul projection mapping?
Sì, potrebbe essere vista come riflessione sul mezzo artistico che usiamo. Il mito della caverna era un espediente per introdurre la domanda: “Dove finisce la realtà e dove inizia la finzione?” Qualcuno avrebbe detto: “Credi sia aria quella che respiri?”
Poi quali altri lavori di proiezione architetturale avete fatto?
Le proiezioni per Villa Foscarini Rossi a Stra per Louis Vuitton e poi una sorta di architetturale al contrario in Villa La Favorita a Monticello di Fara in cui le proiezioni non erano sulla superficie esterna ma nelle architetture delle pareti interne.
Recentemente abbiamo lavorato, invece, ad una projection mapping di un affresco. Nella Villa di Stra abbiamo fatto degli esperimenti su quasi un’intera parete. La peculiarità sta nel doppio gioco tra la prospettiva dell’affresco e quella delle proiezioni. Si gioca doppiamente su una prospettiva disegnata. Ricreando uno spazio illusorio in uno spazio illusorio… come se fosse il secondo livello di Inception!
Veramente interessante! Dal tuo punto di vista, i nativi digitali considerano la tecnologia effettivamente come elemento naturale?
Penso che la questione dei nativi digitali sia controversa, poiché la definizione non si basa sulla conoscenza vera e propria del computer ma sul suo utilizzo. I nativi digitali non sono abituati a relazionarsi con la macchina da quando sono nati, ma ad interfacciarsi semplicemente con i programmi e le applicazioni.
Secondo me, si inizia ad utilizzare veramente il computer solo quando si inizia a programmare, non si tratta di qualità innate. Utilizzando programmi di editing video o audio ad esempio, non ci si relaziona alla macchina ma ai software e alla loro interfaccia grafica. Quando si impara a programmare si inizia a capire la logica e a trovare soluzioni per sviluppare le proprie idee. Quali sono i percorsi che il mio cervello deve fare per mettersi in comunicazione con il computer e per sviluppare queste idee? I software commerciali facilitano l’approccio con la macchina, emulando nella sfera digitale, attraverso l’interfaccia grafica (i layer di photoshop, i pennelli, ad esempio), i comportamenti che si hanno nel mondo reale.
Tornando a voi, a quali altri progetti state lavorando?
È un po’ che riflettiamo su un tour che ci porti a proiettare in luoghi non convenzionali come paesaggi naturali o strutture urbane abbandonate. Appena avremo un po’ di tempo partiremo anche per queste mete. Nel frattempo stiamo lavorando a delle installazioni interattive con l’utilizzo del Leap Motion e di algoritmi per la Computer Vision (tecnologie di rilevazione del movimento nell’interazione fra uomo e computer n.d.r.). Questi sensori ci aprono la strada per la realtà aumentata!
Come mai queste tecnologie?
Stiamo cercando di entrare in comunicazione in maniera diversa con il computer rendendolo percettivo attraverso questi nuovi sensori. I metodi di comunicazione tra uomo/computer, finora convenzionalmente adottati, passano sempre per device di input/out, come una tastiera o un mouse. La tecnologia Leap Motion, invece, consente di avvicinarsi maggiormente ad un livello di interazione naturale con il computer: permette di relazionarsi con esso attraverso dei semplici movimenti delle mani.
Avete già avuto esperienza con questi sensori?
Sì, li ho utilizzati per la spazializzazione del suono ai concerti del corso di Musica Elettronica al conservatorio di Vicenza del 2014. Con spazializzare si intende muovere una sorgente sonora in uno spazio tridimensionale creato da un sistema multicanale di speaker.
Ora sto sviluppando un programma per Leap Motion in cui si riesce a viaggiare in un mondo virtuale, il funzionamento è simile alla app PolyFauna lanciata dai Radiohead. È un programma che gestisce audio e video in tempo reale offrendo tanti parametri per la generazione. Difatti puntiamo sempre di più sull’audio-video generato, cosa non tanto diffusa.
La mia formazione è nell’ambito del suono e anche quella di Andrea Rao, siamo entrambi diplomati al conservatorio di Vicenza al corso di musica elettronica, e insieme abbiamo sperimentato a lungo in direzione di un audio e video autogenerato a seconda dei parametri che si danno al programma.
Siete in piena fase di progettazione?
Sì, io ho già iniziato il prototipo del programma e sto iniziando a risolvere i problemi principali… A breve sarà pronto.
Il ruolo del video e la luce sono inevitabilmente preminenti nel nostro lavoro ma adesso stiamo implementiamo anche tutti gli altri aspetti in direzione dell’immersività e dell’interattività. Stiamo lavorando per questo… Anche se ancora siamo uno studio piccolo e avremmo bisogno di più risorse per riuscire a mettere a punto tutte le idee e i progetti che abbiamo in cantiere!
In copertina: ZebraMapping, Sarego (VI) – Villa La Favorita, 23 Gennaio 2016, ProGold Private Party